E', infatti, notizia di queste settimane l'imminente collaborazione tra i governi e il settore privato di Brasile e Giappone per dar vita ad un mega progetto agro-alimentare (denominato ProSavana) che prevede l'acquisizione di 14 milioni di ettari di terreno nel nord del Mozambico da parte di aziende brasiliane per la produzione di soia, mais ed altre materie prime. Questi prodotti verrebbero esportati da diverse multinazionali giapponesi. La zona del Mozambico oggetto dell'esproprio è conosciuta come il Corridoio di Nacala (provincia di Nampula), ed è la regione più densamente popolata del Paese: in questi terreni fertili caratterizzati da piogge costanti e generose, milioni di piccoli agricoltori producono cibo per l'autoconsumo e per i mercati locali e regionali.
L'11 Ottobre 2012 l'Unione Nazionale dei Contadini (UNAC) ha incontrato i rappresentanti dei contadini della Provincia di Nampula e ha manifestato il proprio dissenso al progetto, affermando che ProSavana è il risultato di una linea politica egemone da parte del governo del Mozambico, che non tiene in considerazione i diritti e le esigenze dei contadini. UNAC avverte che il progetto genererà certamente mancanza di terreni agricoli, sconvolgimenti sociali, povertà, corruzione e distruzione dell'ambiente.
Per i leader di UNAC, l'unico investimento sostenibile nel corridoio di Nacala ed in Mozambico in generale, sarebbe quello rivolto a migliorare la tecnologia agricola e quindi dare impulso all'economia del territorio, permettendo condizioni di vita dignitose e durature per i contadini: in questo modo si potrebbe arginare l'esodo rurale e produrre alimenti di qualità migliore e in quantità sufficiente per l'intera nazione mozambicana.
Se non si porrà un freno al land grabbing, la guerra per la terra in Africa sarà terribile.
Per maggiori dettagli sul progetto ProSavana, seguite l'intervista a Devlin Kuyek di GRAIN.
Fonte: Grain.org
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