Se non avete ancora visto il documentario A Farm for the Future (Una fattoria per il futuro) vi consiglio vivamente di farlo. E' stato mandato in onda dalla BBC nel 2009 e merita tutto il successo che ha riscosso. Significativo per il messaggio e molto bello anche per le immagini del paesaggio della campagna inglese. Sotto trovate la 1ma di 6 parti del documentario, con sottotitoli in italiano (la parte restante cercatela su Youtube!).
Rebecca Hosking narra in forma autobiografica il percorso alla ricerca di un nuovo modello produttivo - alla luce del costante aumento del petrolio - per gestire la fattoria di famiglia nel Devon (Sud-Ovest dell'Inghilterra). Rendendosi conto che ad oggi tutta la produzione alimentare nel Regno Unito è completamente dipendente da combustibili fossili, si chiede come sia possibile rendere la fattoria a basso consumo energetico.
Incontrerà agricoltori ed esperti permacultori quali Martin Crawford, Patrick Whitefield, Chris Dixon, che l'accompagneranno verso concreti esempi di permacultura, agricoltura verticale, giardini-foresta, ecc. rendendosi conto che la Natura è la risposta alle sue domande.
Sono d'accordo con Rob Hopkins quando scrive che uno dei momenti più significativi del film è quando si vedono le immagini del suolo della fattoria negli anni Ottanta: prima si accalcavano moltissimi uccelli alla ricerca d'insetti, lombrichi ecc.; oggi, invece, non ci vanno più perchè il suolo è morto, totalmente impoverito a causa di un ventennio di aratura meccanica e dell'utilizzo di fertilizzanti.
'Farm of the Future' ha il merito d'illustrare non solo che è possibile produrre cibo senza l'utilizzo di mezzi meccanici e combustibili fossili: ciò può essere ottenuto in maggiori quantità, con minor fatica, con zero impatto ambientale e maggior nutrimento per il nostro corpo (e mente). Bisogna rispettare la biodiversità.
A me ha davvero dato la percezione che il "Piano B" tanto desiderato sia concretizzabile. A voi?
Rebecca Hosking narra in forma autobiografica il percorso alla ricerca di un nuovo modello produttivo - alla luce del costante aumento del petrolio - per gestire la fattoria di famiglia nel Devon (Sud-Ovest dell'Inghilterra). Rendendosi conto che ad oggi tutta la produzione alimentare nel Regno Unito è completamente dipendente da combustibili fossili, si chiede come sia possibile rendere la fattoria a basso consumo energetico.
Incontrerà agricoltori ed esperti permacultori quali Martin Crawford, Patrick Whitefield, Chris Dixon, che l'accompagneranno verso concreti esempi di permacultura, agricoltura verticale, giardini-foresta, ecc. rendendosi conto che la Natura è la risposta alle sue domande.
Sono d'accordo con Rob Hopkins quando scrive che uno dei momenti più significativi del film è quando si vedono le immagini del suolo della fattoria negli anni Ottanta: prima si accalcavano moltissimi uccelli alla ricerca d'insetti, lombrichi ecc.; oggi, invece, non ci vanno più perchè il suolo è morto, totalmente impoverito a causa di un ventennio di aratura meccanica e dell'utilizzo di fertilizzanti.
'Farm of the Future' ha il merito d'illustrare non solo che è possibile produrre cibo senza l'utilizzo di mezzi meccanici e combustibili fossili: ciò può essere ottenuto in maggiori quantità, con minor fatica, con zero impatto ambientale e maggior nutrimento per il nostro corpo (e mente). Bisogna rispettare la biodiversità.
A me ha davvero dato la percezione che il "Piano B" tanto desiderato sia concretizzabile. A voi?