giovedì 21 febbraio 2013

Dove sono gli uomini? Non qui!

http://libreriamo.bloog.it/files/2013/01/Intervista-Perotti_Dove-sono-gli-uomini.jpgIeri sera, quando sono entrato nel bar di Acqui Terme (AL), all'interno del quale Simone Perotti ha presentato il suo ultimo libro 'Dove sono gli uomini'?, mi sono fatto la stessa identica domanda dopo aver notato che in sala c'era solo la componente femminile. Il fatto che l'iniziativa fosse nata da un'associazione di sole donne rappresenta certamente uno dei motivi per cui gli uomini fossero assenti. Non erano stati invitati? Eppure l'assenza degli uomini è il tema di questo libro-inchiesta, in cui viene descritto l'uomo tra i trenta e cinquant'anni, in crisi di collocazione, frustrato, stanco, poco realizzato professionalmente, incapace di qualsiasi attività materiale ed, in generale, di rimettersi in gioco.
Su come siano le donne (le stesse donne che vedo in sala), meglio sorvolare: lo stesso Perotti sa che qualsiasi commento negativo non lo avrebbe fatto uscito vivo!

Può anche darsi che non ci fossero uomini in sala perchè, semplicemente, Perotti non è Baricco. Tuttavia ciò pare piuttosto sorprendente, perchè dal 2009, anno di pubblicazione di Adesso Basta – Lasciare il lavoro e cambiare vita, Perotti ha riscosso un notevole successo di pubblico. In questo libro sopra citato, lo scrittore ha descritto il fenomeno del downshifting, testimoniando la propria esperienza personale: dopo un ventennio di carriera nel settore della comunicazione, ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla scrittura e alla navigazione.

Il tema del downshifting è decisamente attuale ma poco dibattuto perchè, probabilmente, troppo scomodo: è delicato argomentare sulla crisi del Sistema consumistico e dell'uomo all'interno del modello socio-economico attuale. Basti pensare all'attuale campagna elettorale in Italia, dove in pochi sembrano voler cambiare qualcosa. Cambiare significa, infatti, incrinare i legami esistenti e mettere da parte il passato.

Personalmente trovo il downshifting un tema interessante, io stesso da tempo sento la volontà di scollocarmi (un altro libro di Perotti si intitola Ufficio di scollocamento), di ridurre le ore di lavoro, accontentandomi di entrate appena sufficienti, per guadagnare in tempo libero e potermi dedicare alle mie attività preferite. L'ho già fatto, lo farò ancora, ma non senza patemi: permane sempre un certo livello di paura, d'insicurezza, non è così facile mettere da parte i condizionamenti e i legami esistenti. Già da tempo abbraccio uno stile di vita più frugale, nel rispetto dell'ambiente e di coloro che hanno meno, ma mi manca, in un certo senso, la consacrazione. E' facile essere 'schiavi' di questo sistema. Invidio la serenità di alcuni nel cambiare, spesso siamo convinti che la strada è giusta nel rispetto di noi stessi e dell' (unica) vita, ma tante volte sembra che non basti...

Voi cosa ne pensate? Capita anche a voi di sentirvi così?

PS. Tornando alla presentazione, devo dire che Perotti, spesso accusato di ipocrisia, mi ha fatto un'impressione molto positiva: tipo semplice, pacato, disponibile e per nulla 'imborghesito' dal successo conseguito. Lui che è stato testimone del 'suo' cambiamento e che ha la lucidità e le qualità per condividere la propria esperienza e visione del mondo con i tanti di noi che, troppo spesso, a forza di rimandare e rimandare i propri sogni, ci accorgiamo che la vita è ormai passata...

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